Non basta avere una macchina fotografica “bella” per fare belle foto.
Un'affermazione forse scomoda per molti neofiti e purtroppo anche per tanti veterani della fotografia, ma avallata ormai dal mondo dell'arte fotografica. Marco ha scattato con qualunque cosa avesse a disposizione: cellulari, macchine digitali, analogiche, mirrorless, compatte, chi più ne ha più ne metta, e il risultato è sempre eccellente. Per fare una buona foto bisogna mettere un 50% di occhio e un 50% di noi stessi. Una foto non è mai la realtà oggettiva: un’inquadratura, una luce, e la scelta di un determinato momento, racconta tanto dell’autore quanto di quello che è stato fotografato. Marco questo lo fa con grande abilità, ci racconta il suo mondo con i suoi occhi, in modo divertente, dissacrante, certe volte in modo critico, altre volte in modo poetico.

Nelle foto in mostra si vedranno affrontati vari temi: la vita lavorativa, la vita personale, gli affetti; e poi ci saranno i ritratti, tanti ritratti, ognuno dei quali racconta una storia. Un ritrattista deve fare un lavoro ancora più grande di un fotografo, in uno scatto deve racchiudere due storie. Molti diranno che i ritratti di Marco sono belli perché lui sa scegliere la luce, i colori, perché i personaggi sembrano uscire dalla carta stampata, tutte cose vere, ma credo che l’unicità dei ritratti di Marco sia la sua capacità di creare empatia con le persone che fotografa, e che esse si sentano così a loro agio da togliere ogni maschera per raccontarci, attraverso gli sguardi, porzioni delle loro storie.
Lascio alla fine quello che troverete all’inizio della mostra: Marco ha creato un mondo nel cortile di casa, popolato da curiose, esibizionisti, gelatai e coca cola giganti, zucche e hula hop, oche pennute e poi spennate, colori e sorrisi.
Allora... preparatevi a partire, il locale delle 17 vi aspetta tutti sulla pensilina!
Barbara



